giovedì 2 giugno 2016

VOCE DI VEDETTA MORTA Clemente Rebora

VOCE DI VEDETTA MORTA
Clemente Rebora
C'è un corpo in poltiglia
Con crespe di faccia, affiorante
Sul lezzo dell'aria sbranata.
Frode la terra.
Forsennato non piango:
Affar di chi può, e del fango.
Però se ritorni
Tu uomo, di guerra
A chi ignora non dire;
Non dire la cosa, ove l'uomo
E la vita s'intendono ancora.
Ma afferra la donna
Una notte, dopo un gorgo di baci,
Se tornare potrai;
Sòffiale che nulla del mondo
Redimerà ciò ch'è perso
Di noi, i putrefatti di qui;
Stringile il cuore a strozzarla:
E se t'ama, lo capirai nella vita
Più tardi, o giammai.


La partecipazione alla prima guerra Mondiale di Clemente Rebora fu un’esperienza traumatica, che lo segnò profondamente. Fu congedato per le conseguenze  che l’esplosione ravvicinata di una bomba ebbe sul suo sistema nervoso .
La voce con la quale il poeta parla agli altri soldati e a se stesso coincide con quella di un soldato morto, in particolare una sentinella. La ricerca di un significato che giustifichi e riscatti la morte al fronte guida tutto il testo, senza giungere in porto.  La comunicazione e la socializzazione dell’esperienza della guerra non sono possibili: il reduce infatti potrebbe turbare senza essere compreso da chi non sa per esperienza diretta che cosa sia la guerra.  L’unico momento in cui poter tentare di trasmettere l’orrore conosciuto è identificato con il coinvolgimento vitale di una notte d’amore. La rivelazione della mancanza di senso della vita mette in crisi la sopravvivenza dell’amore; se ciò invece non avvenisse, significherebbe che l’amore potrebbe essere in grado di giustificare la vita stessa. Il verso conclusivo non fornisce una soluzione, ma lascia in sospeso la risposta.

Questa poesia sembra un buon mezzo per poter esemplificare le sofferenze della guerra e i dolori che causa e ha causato agli uomini. Questo componimento lascia  trasparire un senso di spaesatezza e perdizione di fronte alla morte ingiustificata di moltissime persone che si sono sacrificate per la loro patria e i loro affetti. Forse è l’amore che per i nostri cari il motivo che ha spinto cosi tanti cittadini al sacrificio.






Nicole Crabtree

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