venerdì 3 giugno 2016

San Martino del Carso - Giuseppe Ungaretti

G. UNGARETTI - SAN MARTINO DEL CARSO

Valloncello dell’albero isolato il 27 agosto 1916



Conclusasi la Sesta Battaglia dell'Isonzo, Giuseppe Ungaretti commenta i terribili effetti della guerra e gli orrendi strascichi che essa si lascia alle spalle: dei muri degli edifici non restano che brandelli; dei soldati, compagni del poeta, non molti sono rimasti.
Tuttavia, nel paese di San Martino del Carso, distrutto dalla guerra, Ungaretti celebra la memoria dei compagni caduti sul campo, condensando in pochi versi, densi di significato, l'importanza del rapporto umano, anche in ambienti di totale desolazione.
In mezzo alle macerie, il dolore, causato dal ricordo di ognuna delle corrispondenze intrattenute con chi non è sopravvissuto, è forte, tanto da tormentare il cuore del poeta, ben più dell'opprimente devastazione del campo di battaglia. 
Emerge dai versi, dunque, come i danni provocati dai conflitti siano di duplice natura: alla distruzione, alle menomazioni e ai morti, si aggiunge una moltitudine di reduci, inevitabilmente e indissolubilmente segnati dalla tragedia vissuta.


SAN MARTINO DEL CARSO


Di queste case
Non è rimasto
Che qualche
Brandello di muro

Di tanti
Che mi corrispondevano
Non è rimasto
Neppure tanto


Ma nel cuore
Nessuna croce manca
È il mio cuore

Il paese più straziato







Paolo Ciccardini




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