venerdì 3 giugno 2016

L'amore ai tempi della guerra - la lettera di Albano Rocco, soldato

Un ultimo amaro e doloroso saluto prima di incamminarsi verso una rotta sconosciuta, verso una guerra di cui non si intravede la fine, ma solo la crudeltà, l'insensatezza e l'indifferenza; l'indifferenza verso due amanti, la cui unica intenzione era vivere una vita lunga e felice insieme, che dovettero dirsi addio, per un tempo indeterminato, forse anche per sempre, per una guerra che non avevano mai scelto.
Ma la guerra, con la sua spietatezza, non può inaridire il cuore di un uomo innamorato: questo trapela dalle tenere e affettuose parole scritte da Albano Rocco, un soldato italiano partito per l'Albania nel 1943 e in seguito fatto prigioniero dai tedeschi, in una lettera indirizzata alla sua amata Rocchina, suo unico barlume di speranza in mezzo a tanta agonia.
Perché l'amore è l'unica speranza che può vincere la guerra e ricordarci che siamo fatti per stare uniti, non autodistruggerci.


Mia dolce Rocchina,

E' giunta la mia ora che la cara Patria mi ha chiamato a compiere il mio proprio dovere. Ho partito lasciando te ed i cari genitori, ma non sapendo mai più al mio ritorno da te e da voi tutti miei cari. Nel senso che il nostro Duce mi ha chiamato a compiere il mio dovere ove chi osa a interrompere la nostra bella Italia tutta fiorente di fedeltà e amore. Nel caso il mio destino mi fosse contrario; mia cara Rocchina non piangermi, e non piangetemi tanto per me. Te lo giuro cara che se dovessi morire, morirei contento della speranza che verrà un bel giorno una pace giusta e vera per chi resta a godere questo mondo alla fine di questa guerra così strepitosa e piena d’angoscia per i propri cari. Rocchina ti chiedo un grande favore: non rendermi infelice e non abbandonarmi dopo morto se il destino mi chiama a questo: sono in guerra; amami lo stesso vogliami bene e sappi conservare il tuo amore verso di me, pensa il nostro passato, passato di bene e di felicità. Ma non fosse così che il nostro destino arriverebbe a questo cara, credo bene mia dolce Rocchina, alla mia presa nell’imbarcarmi sul piroscafo che mi conduceva verso il lontano destino che altrove dovevo aver a che fare con gente cruda e malvagia, piansi, piansi ma non riuscivo a scacciare via quei tristi pensieri così malinconici; a che andavano? Verso di te mia cara Rocchina rammentavo tutto il nostro passato, quanto divertimento quanta gioia, tutto è sfumato; tutto è passato. Non oso altro cara che chiederti di perdonarmi; avendoti recato dei disturbi non sapendo che il mio destino, sarebbe stato stravolto nell’abisso più profondo del globo terrestre. Se tornassi farei il possibile per non recarti mai più disturbo. Se il signore mi castiga a non fare più ritorno nel tuo seno, avrai la mia cara mamma che ti reca bene, per tutta la sua vita, cercate di collaborare sempre assieme, solo promettimi di non oltraggiare il mio nome se non torno. Termino con caro saluto a tutta la famiglia.
A te per sempre
il tuo caro marito Albano Rocco. Scritta a bordo in via per l’Albania.




Annalisa Baffa







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