martedì 17 maggio 2016

Da "Il sentiero dei nidi di ragno", di Italo Calvino

La violenza della guerra e delle armi viene descritta in questo passo da Calvino dal punto di vista di coloro che la combattono: semplici uomini che trascorrono il loro tempo come fossero all'osteria, come se il mattino seguente non dovessero sparare contro altri esseri umani, come se fra le mani tenessero un bicchiere di vino e non un fucile.

Per terra, sotto gli alberi del bosco, ci sono prati ispidi di ricci e stagni secchi pieni di foglie dure. A sera lame di nebbia si infiltrano tra i tronchi dei castagni e ne ammuffiscono i dorsi con le barbe rossicce dei muschi e i disegni celesti dei licheni. L'accampamento s'indovina prima d'arrivarci, per il fumo che si leva sulle cime dei rami e il cantare d'un coro basso che cresce approfondendosi nel bosco. E' un casolare di sassi, alto due piani, un piano di sotto per le bestie con per pavimento terra; e un piano di sopra fatto di rami perchè ci dormano i pastori.
Ora ci stanno uomini sopra e sotto, su lettiere di felci fresche e fieno, e il fumo del fuoco acceso a basso non ha finestre per uscire e s'ingolfa sotto le lavagne del tetto e brucia gole e occhi agli uomini che tossono. Ogni sera gli uomini s'acculano intorno alle pietre del focolare acceso al coperto perchè non lo vedano i nemici, e s'accavallano gli uni sopra gli altri, con Pin in mezzo illuminato dai riverberi che canta a gola spiegata come nell'osteria del vicolo. E gli uomini sono come quelli dell'osteria, a gomiti puntati ed occhi duri, solo non guardano rassegnati il viola dei bicchieri: nelle mani hanno il ferro delle armi e domani usciranno a sparare contro uomini: i nemici!




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Anna Nessi

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