domenica 5 giugno 2016

Schindler's List, monologo finale, Steven Spielberg, 1993


“La resa incondizionata della Germania è stata appena annunciata. A mezzanotte la guerra finirà ufficialmente. Domani inizierete a cercare notizie dei sopravvissuti delle vostre famiglie. Nella maggior parte dei casi... non li troverete. Dopo sei lunghi anni di omicidi, le vittime avranno il cordoglio di tutto il mondo. Noi siamo vivi. Molti di voi sono venuti da me a ringraziarmi. Ringraziate voi stessi. Ringraziate l'impavido Stern, e alcuni altri che preoccupati per voi hanno affrontato la morte ogni istante. Io sono un membro del partito nazista. Sono un fabbricante di munizioni varie. Sfruttatore del lavoro di schiavi. Io sono... un criminale. A mezzanotte voi sarete liberi e io braccato. Rimarrò con voi fino a cinque minuti dopo la mezzanotte, allo scadere dei quali – e spero che mi perdonerete – dovrò fuggire.






(Si rivolge alle SS)

So che avete ricevuto ordini dal nostro comandante, che a sua volta li ha ricevuti dai suoi superiori, di eliminare la popolazione di questo campo. Questo è il momento di farlo. Eccoli, sono tutti qui. È la vostra opportunità. Oppure, potete andarvene dalle vostre famiglie da uomini e non da assassini.

(Le SS escono lentamente; Schindler torna a rivolgersi ai lavoratori)

In memoria delle innumerevoli vittime fra il vostro popolo, io vi chiedo di osservare tre minuti di silenzio.


Il monologo è tratto dal film diretto dal pluripremiato Steven Spielberg, Schindler's List. Esso ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali per lo straordinario impatto che la trasposizione ebbe sul pubblico. Il film tratta il tema della shoa e racconta la storia di un imprenditore industriale, iscritto al partito nazista, che fonda una fabbrica di granate sottraendo anche denaro a ebrei con la promessa di restituirli, offrendo loro lavoro nella fabbrica. La straordinarietà reale della figura di Schindler sta nel fatto che l'impresa da lui creata permetterà di salvarsi a 1.100 ebrei destinati allo sterminio.
L'apice della commozione si raggiunge nella scena finale, la quale impostata come un resoconto dell'abominio nazista, fornisce speranze di amore e fratellanza, che in quegli anno sembravano perdute.
Ancor più significativa ed emozionante, la frase tratta dal Talmud e incisa sull'anello che gli operai regalano all'imprenditore: "Chi salva una vita salva il mondo intero". Queste parole sottolineano quanto fosse insignificante e priva di finalità l'opera tedesca nella Seconda Guerra Mondiale in confronto a quanto più potesse valere il gesto di un solo uomo, indirizzato a un bene, non politico, non religioso, non etico, ma universale: la cooperazione e la salvezza.








>Andrea Peterlin

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