mercoledì 25 maggio 2016

La prima fotografia di Hitler - Wisława Szymborska

Adolf Hitler è stato bambino; è difficile immaginarlo. Ha sorriso, strillato, giocato, come tutti i bambini. Da adulto, si è acceso di follia: che cosa ha scatenato in lui tutta quella ferocia, quella crudeltà? E quando tutto questo ha avuto inizio?
Wisława Szymborska (1923-2012), premio nobel polacco, scrive, senza mancare di ironia e umorismo, quando vede questa sua fotografia, del 1890. Hitler aveva un anno. Quarantatré anni dopo, il 30 gennaio 1933, sarà il leader del Terzo Reich, uno dei regimi più violenti al mondo.



"PIERWSZA FOTOGRAFIA HITLERA"

A któż to jest ten dzidziuś w kaftaniku?
Toż to Adolfek, syn państwa Hitlerów!
Może wyrośnie na doktora praw?
Albo będzie tenorem w operze wiedeńskiej?
Czyja to rączka, czyja, oczko, uszko, nosek?
Czyj brzuszek pełen mleka, nie wiadomo jeszcze:
drukarza, konsyliarza, kupca, księdza?
A dokąd te śmieszne nóżki zawędrują, dokąd?
Do ogródka, do szkoły, do biura, na ślub
może z córką burmistrza?

Bobo, aniołek, kruszyna, promyczek,
kiedy rok temu przychodził na świat
nie brakło znaków na niebie i ziemi:
wiosenne słońce, w oknach pelargonie,
muzyka katarynki na podwórku,
pomyślna wróżba w różowej bibułce,
tuż przed porodem proroczy sen matki:
gołąbka we śnie widzieć - radosna nowina,
tegoż schwytać - przybędzie gość długo czekany.
Puk puk, kto tam, to stuka serduszko Adolfka.

Smoczek, pieluszka, śliniaczek, grzechotka,
chłopczyna, chwalić Boga i odpukać, zdrów,
podobny do rodziców, do kotka w koszyku,
do dzieci z wszystkich innych rodzinnych albumów.
No, nie będziemy chyba teraz płakać,
pan fotograf pod czarną płachtą zrobi pstryk.

Atelier Klinger, Grabenstrasse Braunau,
a Braunau to niewielkie, ale godne miasto.
solidne firmy, poczciwi sąsiedzi,
woń ciasta drożdżowego i szarego mydła.
Nie słychać wycia psów i kroków przeznaczenia.
Nauczyciel historii rozluźnia kołnierzyk
i ziewa nad zeszytami.



TRADUZIONE ITALIANA

E chi è questo pupo in vestina?
Ma è Adolfino, il figlio dei signori Hitler!
Diventerà forse un dottore in legge
o un tenore dell'Opera di Vienna?
Di chi è questa manina, di chi, e gli occhietti, il nasino?
Di chi è il pancino pieno di latte, ancora non si sa:
d'un tipografo, d'un mercante, d'un prete?
Dove andranno queste buffe gambette, dove?
Al giardinetto, a scuola, in ufficio, alle nozze,
magari con la figlia del borgomastro?

Bebè, angioletto, tesoruccio, piccolo raggio,
quando veniva al mondo, un anno fa,
non mancavano segni nel cielo e sulla terra:
un sole primaverile, gerani alle finestre,
musica d'organetto nel cortile,
un fausto presagio nella carta velina rosa,
prima del parto un sogno profetico della madre:
se sogni un colombo - è una lieta novella,
se lo acchiappi - arriverà chi hai lungamente atteso.
Toc, toc, chi è, è il cuoricino di Adolfino.

Ciucciotto, pannolino, bavaglio, sonaglio,
il bambino, lodando Iddio e toccando ferro, è sano,
somiglia ai genitori, al gattino nel cesto,
ai bambini di tutti gli altri album di famiglia.
Be', adesso non piangeremo mica,
il fotografo farà clic sotto la tela nera.

Atelier Klinger, Grabenstrasse Braunau,
e Braunau è una cittadina piccola, ma dignitosa,
ditte solide, vicini dabbene,
profumo di torta e di sapone da bucato.
Non si sentono cani ululare né i passi del destino.
L'insegnante di storia allenta il colletto
e sbadiglia sui quaderni.


Irene Benincasa

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